Userò la sciarpa, funzionerà

Userò la sciarpa, funzionerà

mercoledì 2 novembre 2011

19

Noncurante di essere in un condominio, dal suo balcone, un signore intonava Gloria con una chitarra molto serrata. Un pezzo di Patti Smith? O di lei che faceva una cover dei... non ricordava. Tommaso lo avrebbe saputo.
Alberto guardava dalla finestra quell'uomo che urlava a squarciagola e che lasciava al vento dei capelli bianchi, lisci e lunghi: un vero reduce degli anni '60. Cosicché, mentre si accingeva a chiudere la finestra, le linee dell'orizzonte intrapesero un disegno dalle tinte opache.
Si lascio andare sul letto: sentiva come un addio dentro di sé. Ellie.
Nella mattina trascorsa aveva ben visto Tommaso invadere barbaramente il povero bancone del locale di Pino (e non solo con quel suo chiacchierio sicuro, fermo e costante) con fogli, carte e brogliacci di ogni genere. E infine Alberto gli aveva detto che Mike gli stava diventando un po' come l'esangue Ellie: un pensiero che faceva parte del suo tessuto cutaneo e che trasudava senza controllo, casualmente. È vero anche che in quell'estate trascorsa, a Mike, ci aveva pensato un po' di meno ma c'era sempre stata una legge naturale in atto, proprio come quella del sudore mentre si corre per una strada.
Item Ellie. Perché c'erano coincidenze e c'erano cronologie: era l' 8 di settembre quando ci fu il fatto di Mike (e si viziò qualcosa in quel periodo con Ellie) e il 25 gennaio 2011 ci fu il fatto del trafugamento; lo stesso 25 gennaio dell'anno precedente ci fu la prima passeggiata con Ellie al luna park e, per così dire, il primo contatto amorevole. Dunque, precisamente il 25 gennaio 2010. Diavolo, stava indagando su se stesso. Ed anche con l'amaro in bocca.
Allora la cronologia era un compromesso per comprendere meglio il tempo. Tutto qui. Ma gli si stavano chiudendo gli occhi, ed era in trappola di un anomalo torpore.
E poi Mike fu licenziato da Mediaset.
A Natale non gli arrivò il rinnovo del contratto, allora, informandosi con una telefonata, gli dissero che per carenza di fondi non era stato possibile rinnovarlo. Così, dopo più di trent'anni di lavoro, lo abbandonarono senza nemmeno salutarlo e senza neanche tanti complimenti. Sparirono tutti. E lo stesso Mike confessò a Fazio: “È un mistero”. Allora cercò di contattare il patrono Silvio Berlusconi ma senza successo poiché sempre congedato dalla solita scusa: il premier non c'era perché si trovava intrappolato da gravosi impegni istituzionali. E Mike non ha mai avuto spiegazione del suo licenziamento e non è mai più riuscito ad ottenere chiarimenti o motivazioni dal patrono quando, poi, lo stesso, ogni santa settimana, gli telefonava per sapere come stava, proprio come se fosse suo nonno. Avevano anche lo stesso parrucchiere.
Un'anima addolorata.
E Alberto ricordava bene la partecipazione di Mike alla trasmissione di Fazio quando, disperatamente e sinceramente, chiedeva al patrono di telefonargli proprio mentre si accingeva a rispondere alle varie domande del giornalista. E, così, di fronte alle telecamere, Mike implorava: “Chiamami, sono qua, perché non mi chiami? Perché non posso parlarti?”, completamente ombrato da un moto altalenante di modestia e vittimismo.
Una storia d'amore finita a male: “Ho sofferto molto”.
Io non ho mai fatto niente di finto”, aveva aggiunto amaramente: “Niente di finto: io sulla mongolfiera, per le riprese di quella pubblicità lì, ci sono salito veramente”.
Una storia d'amore finita nemmeno tanto male, perché dopo qualche tempo gli arrivò un nuovo contratto con un'altra emittente televisiva: Sky.
Imbarazzante il riferimento del suo (ex) patrono, il giorno dei funerali, al passato partigiano di Mike ché fu eretto a patriota quando è noto che Berlusconi ha da sempre sviato, in un modo o nell'altro, i festeggiamenti del 25 aprile. Non proprio come Mike, quindi, che qualche tempo prima della morte, aveva cercato di spiegare a Fazio che non aveva mai fatto niente di finto, che non aveva mai mentito: “Per carità, probabilmente morirò dicendo: assaggiate il prosciutto tal dei tali”. Una finzione che, se c'era, era innocente e di chi intendeva fare bene il proprio lavoro, con un senso di responsabilità, appunto, e per questo non si può dire di un martire.
Imbarazzante è vivere in un mondo dove fare bene il proprio lavoro non è più una normalità ma una santità.

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