Userò la sciarpa, funzionerà

Userò la sciarpa, funzionerà

lunedì 14 novembre 2011

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Probabilmente non si farà onore a Tommaso e Alberto, ma questo tipo di discorsi sono perfetti per rimanere lontano dalla realtà. Le loro realtà intendo. Prendete Tommaso. Che cosa spera di ricavarne da tanto accanimento verso una vicenda improbabile e a tratti inverosimile. Così come Alberto. Certo, lui ha molto altro per la testa. Prendete le storie/non storie con Ellie e con Giulia. Lui sì che ha ragioni per cercare di pensare ad altro. Prendete, per esempio, la copertina di Colpa d’Alfredo. Quella con la foto sulla nuca di Vasco – il Vasco che anche i sessantenni conoscono, non quello contemporaneo dell’élite indie. Il volto guarda altrove. Starà dando le spalle a chi lo guarda. Se ne fregherà di chi gli è dietro. O forse vuole solo non guardare. Non vedere. Non sapere. Ora, non vorrei infognarmi in una disquisizione su un brano musicale come all’inizio de Le Iene, ma Colpa d’Alfredo è un pezzo sottovalutato. Qui non si parla di Madonna e se si riferisse a una fava enorme o parlasse di una ragazza vulnerabile. Ma si parla di Alfredo. Vista così sembrerebbe la tipica canzone che racconta una storia. Ultimamente ce le siamo un po’ dimenticate questo tipo di canzoni e siamo un po’ più assuefatti da quelle che parlano per immagini. Disabituati ai campi lunghi e abbiamo più familiarità con i videoclip insomma. A un primo ascolto, dicevamo, Colpa d’Alfredo racconta la storia di un tipo che vede andare via la tipa su cui ha messo gli occhi con un altro. Lui è un negro. Lei una troia. Già qui si metterebbero in chiaro due cose che caratterizzano i due. In maniera alquanto negativa sembrerebbe. Invece lui, il tipo che è rimasto solo e guarda lei e l’altro andare via, è uno che c’è rimasto male e che dà la colpa al destino che si personifica nel fatidico Alfredo. Lui, sta dalla parte dei giusti, dei buoni, degli onesti e l’unica cosa certa è che la colpa è di Alfredo. Questo a grandi linee. Povero Alfredo. Tralasciamo l’acquisto dell’auto e dell’improbabile asse Modena – USA. Alfredo in fondo chi è? Alfredo siamo noi. Ma è anche gli altri. Noi che inveiamo contro noi stessi e ci usiamo come scusante. Chi racconta la storia in fondo è un mezzo disadattato. Come Alberto e Tommaso. Loro danno la colpa al mondo per tante, troppe cose. Sono consapevoli che non può essere però sempre così, e questa seria consapevolezza li fa sentire ancora più colpevoli nella loro inadeguatezza, nella loro mancanza di iniziativa e di prontezza, nella loro ingenuità e faciloneria di sognatori. Tra di loro sono molto più simili di quanto Alberto possa immaginare. Per un semplice fatto: sono essere umani. Così unici come tutti e perciò così uguali. Cambiano nomi, città, situazioni, ma, poi, alla fine è tutto molto, molto simile. Alberto fermo in mezzo, tra la dolcezza dell’amore di Ellie e l’essere fascinato dall’ignoto rappresentato da Giulia. Va bene, con Ellie non si sente da un po’, ma lui la sentiva come un pensiero che faceva parte del suo tessuto cutaneo e che trasudava senza controllo. Tommaso sempre turbato dalle vicissitudini con Giorgia e, nonostante le sia legato profondamente, non riesce a far funzionare la loro storia. E Mike è la loro piccola isola felice. Dove poter stare ad arrovellarsi il cervello con mille congetture e con tutti i se e i ma che non fanno male a nessuno. Soprattutto non fanno male alle persone che gli stanno accanto e possono mettere da parte per un po’ il loro Alfredo. Colpa d’Alfredo potrebbe essere il manifesto del loro vivere insieme, della loro morbosa ricerca di altro, del non volersi rassegnare a un certo andare avanti delle cose pur essendone succubi. Colpevolmente succubi. 




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