Userò la sciarpa, funzionerà

Userò la sciarpa, funzionerà

lunedì 25 luglio 2011

15


Sentiva una morsa chiudere lo stomaco e si recò al lavoro completamente deconcentrato. Inoltre quei fastidi in testa gli stavano diventando un tormento. Ritrovò un po' di lucidità al ritorno, in autobus, con gli occhi persi tra le immagini sfuggenti del finestrino.
Scese nel basso dei pensieri più sciocchi dopo quella flotta di emozioni che l'avevano travolto mentre aveva discusso con Tommaso. Perché c'erano stati grandi movimenti in lui e questi avevano spazzato via le nuvole alle spalle. Ora aveva con sé pensieri senza grandi possibilità. Era improvvisamente tornato al punto di partenza, come quella di uno start di una gara ad ostacoli dove sia la dinamica che il vincitore sono più che incerti.
Scese nel basso dei pensieri più sciocchi, in silenzio.
C'erano tutti gli ingredienti di un grande giallo: due testamenti non coincidenti, come dire, due fazioni in lotta e un cadavere scomparso. Può anche darsi che lo stesso, sia stato trafugato perché aveva indosso qualcosa di compromettente - per il testamento? - o un segno che dall'autopsia non era stato notato – ma l'autopsia l'avevano fatta?
Allora era accaduto un omicidio, già, il povero Mike era stato assassinato e il trafugamento della salma non era stato altro che un occultamento di prove.
Alberto afferrò il cellulare lasciando in sospeso il pollice sul tasto verde, doveva sentire Tommaso.
Eppure Tommaso non solo lo avrebbe deriso ma lo avrebbe anche umiliato - ma si... avrebbe avuto ragione. In fondo Alberto sperava proprio di non trovarsi di fronte ad un bel giallo ma ad un'azione, a qualcos'altro, ad un'azione di qualcuno che voleva qualcosa per cambiare qualcosa.
Verso il condominio di casa, camminava a passi spenti. Non si accorse che, alle sue spalle, da un taxi, qualcuno lo stava osservando.

lunedì 18 luglio 2011

14


- ciao - - ciao - - come va? - - la solita. Tu? - - uguale - - devo dirti una cosa - - spara - - insomma ho conosciuto una… e… - - ti piace? - - boh, non saprei. Ma non è questo il punto - - e com’è? - - mi fai finire! - - pardon… - - insomma, questa tipa sta a Milano credo… - - come credo? - - se mi dai il tempo di finire… ce la fai a non interrompermi per 3 minuti? Grazie. Insomma, ti dicevo, ho conosciuto questa tipa che probabilmente vive a Milano o giù di lì che ha incontrato il figlio di Mike - - maddai?!!? - - sì, l’ha conosciuto in un locale. E mi ha detto che diceva che un suo amico lo prendeva per il culo sul fatto della salma - - e lui? - - e lui niente. Pare ci ridesse su - - perché hai usato quel tono? - - quale tono? - - quel tono sul “pare ci ridesse su” - - non mi pare di aver usato nessun tono in particolare - - l’hai detto con un tono di sufficienza misto a rimprovero - - ma che dici? - - quindi tu non pensi che ridere su una cosa del genere sia poco edificante - - ora edificante dove l’hai tirato fuori - - rispondi alla domanda – no… è che mi fa un po’ strano che possa ridere su una cosa del genere - - e cosa dovrebbe fare invece? - - ma non lo so… ma ora perché fai così? - - perché tante volte non sei tanto diverso da tutto quello che tieni lontano –
In fondo Tommaso aveva ragione. In quell’istante scese dell’imbarazzo tra i due. Perché Alberto l’aveva vista così quell’atteggiamento del figlio di Mike. Come l’avrebbe visto sua madre o sua zia. Con quel pesante senso del buon costume che applichiamo sempre agli altri, ma raramente su noi stessi. E Tommaso era uno stronzo, perché avrebbe potuto levare subito l’amico dall’impaccio, almeno subito dopo avergli fatto notare questa, in fondo, stupida, cosa. E invece no. A lui piaceva avere ragione e non perdeva occasione per farlo notare, e perché no, pesare. Poi con Alberto aveva questo rapporto che molto spesso non era alla pari. Alberto di lui aveva bisogno dei suoi punti di vista sbilenchi e Tommaso invece aveva bisogno della freschezza di Alberto. Ma non sopportava il suo impaccio su certe cose. Cose come queste. Cose stupide, ma che gli davano molto fastidio. Quando finalmente si decise – e che altro ti ha detto questa tipa? - - niente di che - disse Alberto sistemandosi gli occhiali sul naso. – tanto io lo so che hai pensato - - cioè? - - tu hai pensato “povero Mike”, io lo so – e mentre avvertiva di avere di nuovo ragione tirò fuori due fogli A4 stampati con una stampante che stava per finire l’inchiostro. – guarda qua - -cos’è? - - pare che il testamento di Mike sia sparito, o meglio, uno dei due - - come uno dei due? - - leggi - «Dopo il giallo del furto della bara di Mike Bongiorno, il popolare presentatore scomparso l'8 settembre del 2009, gli inquirenti lavorano a un altro mistero. Secondo quanto riferisce il quotidiano 'La Repubblica', infatti, il 16 settembre del 2009, otto giorni dopo la morte di Mike, un amico del presentatore, il commercialista Livio Strazzera, aveva incontrato la vedova, Daniela Zuccoli, informandola di essere in possesso di un testamento che il celebre amico gli aveva affidato circa un anno e mezzo prima. La Zuccoli, stupita della notizia, informò Strazzera che il 28 settembre del 2008 Mike Bongiorno aveva depositato presso il notaio Iannello di Milano un testamento ufficiale. I due documenti, secondo quanto afferma il quotidiano citando Strazzera e la Zuccoli, sarebbero stati quasi uguali: quello in possesso del notaio milanese avrebbe ripartito i beni del presentatore dando il 51% alla moglie e il restante 49 ai tre figli, mentre quello custodito da Strazzera, assegnava alla Zuccoli il 50% e la restante metà ai tre figli. La stessa notte dell'incontro tra Strazzera e la Zuccoli, però, il commercialista ricevette la visita dei ladri che, dopo un lungo lavoro di fiamma ossidrica e piede di porco, rubarono la cassaforte che conteneva il documento di Mike». - ma che cazz.. - - e non è finita: ti ricordi quei due tizi che presero quando uscì fuori quella improbabile storia della richiesta del riscatto? - - si - - non si sa che fine abbiano fatto quei due tizi - - staranno dentro - - si sarebbe saputo - - saranno solo due sciacalli dai - - la fai finita di parlare come la televisione per favore? - - ma oggi ce l’hai con me? - - neanche ti rispondo. Fatto sta che qui c’è qualcosa che non ci fanno sapere o che magari neanche loro hanno capito - - cioè? – - non lo so. Ma pensi che quella tipa potrebbe farci incontrare il figlio di Mike? - - e per dirgli cosa? - - non saprei. Magari ci penso e poi vediamo di combinare - - ma l’ha incontrato per caso in un locale una sera - - dici che non potrebbe ripetersi un altro caso - - dico che non ha senso - -

lunedì 11 luglio 2011

13

Ad Alberto mancava una diversità di toni, mancavano dei nuovi spunti, da quando ormai si era congelata in lui, né felice né infelice, Ellie.
C'era un sogno mancante in lui. Aveva come il bisogno, il desiderio, di voler resistere ad un assedio che, in concreto, nella sua vita, non c'era mai stato. C'era una grande voglia di entrare in contatto, con la carne e tra la carne. Qualcosa di semplice: Ellie, non si faceva più sentire, era come una muta indifferenza. Ma il fatto è che neanche Domitilla11 non lo attaccava e non lo assediava in nessun modo. Era stato sempre lui a fare il primo passo e non era mai stato certo che questo sia stato sempre accettato con benevolenza.
Era attraversato da un coagulo di poco definibili sensazioni mentre si dirigeva al solito appuntamento con Tommaso, con le maniche della giacca che gli sbatacchiavano sui polsi.
Il caffè.
E poi quel locale... che locale era? Domitilla11 lo aveva salutato con un semplice buonanotte senza molti convenevoli mentre a lui era rimasta addosso una spiacevole tensione, non molto serena, appunto, poiché d'incerta provenienza. Ma (che poi) era proprio lei, la Domitilla11 - Giulia, quella che vedeva in foto?
Gli tornò in mente quella prima volta che aveva creato l'account in quel forum lì. In altre occasioni aveva inserito delle immagini astratte che spesso non rappresentavano se stesso né il suo carattere (che neanche Alberto stesso conosceva – si può dire così) ma solo il suo stato d'animo temporaneo: le aveva scelte al momento, da quell'amalgama di colori che è internet ma non aveva avuto nessun successo particolare: nessuno lo contattava, nessuno lo ringraziava per un suo eventuale intervento in discussione. È noto che internet è stata una rivoluzione non per gli informatici ma per la gente comune. Ma Alberto, per quanto avesse cercato di tessere la sua tela lì in mezzo, era riuscito sempre a passare inosservato, in uno stato di banalità tanto simile all'indifferenza che aveva ricevuto ultimamente da Ellie. Allora, probabilmente, tutto dipendeva, come gli aveva fatto intendere Domitilla11, dai suoi stessi interventi: troppo indecifrabili, più che altro fuori luogo in quell'insieme di punti esclamativi che, ad Alberto, apparivano come delle inquietanti allegrie spensierate. Non erano i forum giusti per lui, aveva pensato. Si, ma non ne aveva trovato altri che abbracciassero i suoi interessi: più che i suoi argomenti, o i suoi interessi, non aveva trovato una cosa simile al suo tono, ai suoi modi. O si parlava e ci si accaniva per frivolezze o si discuteva a proposito di argomenti tanto eruditi e specialistici e ricolmi di tecnicismi, al punto che, anche questi, diventavano cose da barzelletta. Mancava la leggerezza, l'intelligenza: invece no, o la tecnica o culi e tette.
Aveva maturato, dentro di sé, una terza via. È per questo motivo che si potrebbe spiegare una sua amicizia con Tommaso, un'amicizia intesa come un profondo rispetto, per quanto Tommaso era di molto diverso da lui.
Ma tornando al fatto dei forum e dei suoi insuccessi di comunicazione, Alberto capì che ciò che non attraevano gli altri a lui erano le immagini che inseriva nel nickname. Di esse provò, nel tempo, varie tipologie eliminando le astratte e inserendo alcuni disegni più concreti, dapprima dei simboli: una chiave di violino piuttosto che un sole stilizzato. Ma non funzionavano affatto. Capì, quindi, che erano astratti anche questi, i simboli facevano parte della sfera del sacro, della religione.
Un giorno inserì un semplice cactus, poi un bonsai ed eppure non capiva perché gli altri avevano successo nei forum e lui no. Senza nessun motivo particolare inserì il simbolo della giustizia con la scritta lex e un tipo lo contattò parlandogli di Berlusconi.
Allora lasciò fare le cose agli altri: scrisse Alberto sul motore di ricerca e tra i vari Alberti usciti, scelse il cantante dei Verdena, forse non molto noto e con una faccia non proprio da divo, un po' più reale, quindi. E poi aveva scritto anche belle canzoni, gli piaceva e aveva più o meno la sua stessa età. Domitilla11 aveva conosciuto quel nickname lì, quello con Alberto dei Verdena e le aveva spiegato, una sera, che suonava la chitarra e che adesso, però, non suonava più da un po' di tempo perché aveva litigato col gruppo ecc. ecc., frottole, ovviamente. Ma con quella immagine lì le cose presero ad andare un po' meglio per Alberto, chissà, forse anche per puro caso. E si era divertito anche non poco, quando Domitilla11 gli chiese quale fosse la sua musica preferita, quella che amava ascoltare e lui le aveva risposto, tra gli altri, i Verdena, e dopo un po' lei gli citò anche gli altri compnenti del gruppo e Requiem, l'album preferito, a detta di lei. Ma i sospetti di Alberto erano molti: conosce i Verdena e non sa la faccia del cantante? Forse era proprio così...
Ma a causa di questa serie di pensieri, mentre camminava per la strada, cominciò a credere che Domitilla11 in foto non era Giulia. Camminava, ultimamente, guardandosi attorno e cercando Giulia tra i passanti, scrutando nei finestrini delle auto o nelle vetrine dei negozi. La reale immagine di Giulia era un problema non da poco, perché avrebbe voluto davvero incontrarla e Alberto credeva nella casualità delle cose, credeva di incontrarla per puro fato: in chat non la trovava più e stentava ancora a credere al fatto che quella tipa aveva conosciuto il figlio di Mike. E se era una frottola pure quella?
Avrebbe detto tutto a Tommaso.

lunedì 4 luglio 2011

12

Aveva notato che tutti tendevano ad essere più allegri quando si era in chat, con molti punti esclamativi, con i puntini di sospensione, con i punti interrogativi che erano sempre più di due. Certe volte si perdeva il senso della domanda.
Alberto non era mai stato fortunato con la tecnologia né con i pc: pensò alla perdita di segnale della connessione internet. Ma no.
Giulia c'era, finalmente.
Riformulò di nuovo la domanda:
<Che idea ti sei fatta sul fatto di Mike?>
Eppure passò dell'altro tempo e continuava a non ricevere nessuna risposta.
<In che senso?>
<Appunto, se ha senso...>
<Ah>
Si stava arrabbiando. Eppure per certi aspetti, le era sembrata una ragazza tanto intelligente, se per intelligenza si intende la curiosità per le cose. Provò nuovamente:
<Che cosa riesci ad immaginare...>
<Pensavo...>
<Dai... cosa?>
<Che oggi per soldi fanno proprio di tutto!>
<Se è per questo andiamo pure a lavorare per i soldi... quindi...>
<Si?>
Ma si cosa, diceva dentro di se Alberto. Era sul punto di spegnere tutto. Aveva già voltato le spalle al computer quando il suono di un nuovo messaggio ricevuto gli attirò l'attenzione. Ma non voleva leggere. L'ennesima stupidata. Non capiscono nulla. Ma c'è sempre la curiosità di mezzo nel mondo:
<Devo dirti una cosa!>
<Sono qui...>
<Sai, ho conosciuto il figlio di Mike...>
Alberto lesse di nuovo.
<Non ci credo!>
<Dico veramente>
<No tu mi prendi in giro>
<E perché dovrei...>
<Perché una volta mi hai detto che parlo sempre di cose strane. E adesso mi prendi in giro>
<Io invece ti trovo interessante>
<Grazie...>
Ma il cursore s'era fermato di nuovo in un lampeggio perenne. S'incazzava perché doveva essere sempre lui a rompere il silenzio. Vabbè, donne. Ma la gente sta sempre impegnata a fare qualcosa, che ne sai, magari mentre parla con te guarda pure la televisione.
<Lo vedi che mi prendi in giro?>
<Ma perché!!!>
<E... non mi rispondi! Mi dicevi, su Mike...>
<Ho conosciuto suo figlio>
<Quando?>
<Sabato scorso>
<E c' hai parlato?>
<Si!>
<E che ti ha detto e come... come!>
<Niente di che. Eravamo io e un gruppo di amici. Siamo andati a Milano in un localino e poi abbiamo saputo che c'era il figlio di Mike. Insomma me l'hanno presentato ed è stato nel tavolo al fianco al nostro. È stato un caso...>
<E tu l'hai conosciuto. C'hai parlato, insomma?>
<Un po'...>
<E che diceva?>
<Solo qualche convenevole, però sentivo qualcosa. Stava tutto allegro e spumeggiante! Praticamente poi ha iniziato a dire a voce alta che c'era un suo amico stronzo che lo prendeva in giro per la storia della salma>
<Ma no...>
<Il fatto è che pure lui lo diceva per scherzo... che ne so...>
<Lui, il figlio di Mike?>
<Si>
<Cavolo... hai visto il figlio di Mike e non sei riuscita a dirmi che idea ti sei fatta sul fatto della salma!>
<Mi sembrano due cose diverse. No?>
<Già... povero Mike>
<...>
<Senti, non ci credo. Praticamente beffeggiava la salma del padre?>
<Si ma... era una cosa per scherzo... di allegria...>
<Povero Mike>