Userò la sciarpa, funzionerà

Userò la sciarpa, funzionerà

lunedì 30 maggio 2011

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Non so bene cosa pensare. E non so neanche perché lo sto pensando. Non riuscire a dormire, poi, fa sembrare tutto più imminente. Il guaio è che non deve succedere nulla. Il guaio, è che non succede mai nulla. E questa cosa di Mike non me la spiego. Mi rendo conto che faccio la figura del fissato. E forse lo sono. Ma non riesco a capire. Cioè, è chiaro che lo fanno per i soldi. Giorgia, prendendomi in giro, dice che ce l’avrà qualche impazzito in casa e usa la bara come tavolo. E sinceramente non me ne frega una mazza neanche della famiglia. Potessi averlo io il problema che qualche tomba della mia famiglia fosse in pericolo. Mi viene da pensare spesso a questa cosa di Mike. Sarà che mi sto rincoglionendo del tutto. Non ho neanche chissà quale alibi. Sono sano, mangio tutti i giorni, ho una casa, un ragazza che mi vuole bene, amici. Certo, stare senza lavoro per tutto questo tempo non mi fa bene. Non fa bene a nessuno. E non è che il lavoro nobilita l’uomo. Sono i soldi che mi mancano. Maledetti. Ma i familiari saranno veramente addolorati? Addolorati... nel senso: quando ti muore qualcuno è chiaro ti spiaccia, ti faccia male, ti manca, ti senti perso e tutte le cose del caso, ma che muoia un vecchio è normale. Chiaro, è sempre tuo padre o chi per lui. Ma che muoi un vecchio ci sta tutto. E nonostante sia una cosa naturale, nel senso del corso della natura, provoca sempre un qualcosa. Ognuno poi la vive a modo suo. Ma il discorso che mi faccio è che dopo che hai subito la perdita sai che il corpo è andato. Ci vorrà più o meno tempo, ma non rimarrà un granché. Quindi, perché pagare una somma per riavere un corpo esanime? Se esiste l’anima. Ma questo è un altro discorso. Poi però ora mi viene da pensare che la sepoltura è una cosa seria. E che il corpo è qualcosa di importante. Penso all’Antigone. Certe volte mi faccio paura da solo. Come mi è venuto da pensare all’Antigone? Le leggi degli dei o quelle degli uomini? Almeno allora aveva senso credere nel volere degli dei. E lo aveva perché aveva senso credere negli uomini. È chiaro che se fossi nato allora sarei sempre stato un poveraccio. Non mi sarei certo aspettato altro. Non sarei finito certo sui libri per qualche mia considerazione brillante. Il discorso è che i Greci hanno detto già tutto. O quasi. E quindi immagino gli eredi Bongiorno come novelli Antigone. In fondo non serve la famosa bara su cui piangere. Mia nonna, che era una che la sapeva lunga, diceva che il brutto è per chi rimane, non per chi se ne va. E diceva anche che per non tornare indietro nessuno evidentemente non si stava male. È una consolazione per chi rimane avere una lapide, un luogo dove poter andare a elaborare il proprio lutto, a cercare di essere più umani, a pensare di poter cancellare tutto quello che non andava quando il morto era vivo. Qui non c’entra niente Antigone. Qui è solo una questione di egoismo allora. Ma, d’altronde, l’amore è il sentimento dell’egoismo. E dell’assenza anche. Altrimenti perché ti mancherebbe tanto un qualcuno che non c’è più. E non parlo solo di morte. E quindi sarebbe da riconoscere il dolore normale della famiglia Bongiorno. Che certo non si preoccupa della sparizione della bara con dentro un corpo senza vita e in decomposizione, ma della perdita di un dove per poter piangere Mike. Un uomo come tanti altri, che ha fatto grande la televisone italiana, perché era un italiano come tutti i sui telespettatori. Ogni epoca ha bisogno del suo Garibaldi. E Mike è stato proprio questo. E non penso all’uomo, che sarà stato bravo e buono, ma quello che personificava, che era sul palcoscenico, al personaggio. Eco diceva che « Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti ». Quindi perché ci interessiamo a questa vicenda? Siamo indignati? Siamo offesi? Siamo costernati? E perché mai? Era un personaggio pubblico, vero, è stato più lui con noi che i nostri genitori biologici, ma si sa, che da un certo punto in avanti è la televisione che ha cresciuto i figli e non gli insegnamenti dei padri come era stato fino ad allora. Perché il padre di Alberto avrà pensato anche «ma dove siamo arrivati» o «dove siamo andati a finire», ma questo basta per avermi fatto scattare un qualcosa in testa e farmi pensare con continuità, più che in continuazione, a questo fatto. Eco dice anche che « [...] Ora, nel campo dei fenomeni quantitativi, la media rappresenta appunto un termine di mezzo, e per chi non vi si è ancora uniformato, essa rappresenta un traguardo. [...] Invece, nel campo dei fenomeni qualitativi, il livellamento alla media corrisponde al livellamento a zero. Un uomo che possieda tutte le virtù morali e intellettuali in grado medio si trova immediatamente a un livello minimale di evoluzione. La medietà aristotelica è equilibrio nell'esercizio delle proprie passioni, retto dalla virtù discernitrice della prudenza; mentre nutrire passioni in grado medio e aver una media prudenza significa essere un povero campione di umanità ». Questo dovrebbe consolarmi. Convincermi e consolarmi che la mia mediocrità è uno standard umano. E la mia alienazione invece non è stata causata dal mio breve trascorso nel call center. Queste sono solo scuse. Mio padre ha lavorato anni in fabbrica. Mai stato quello che sono ora io. È vero che le generazioni passate sono migliori di quelle successive. Forse pensare a tutto questo casino di Mike non è un sintomo, ma direttamente la malattia. Cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzi di anni zero.

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